transessualitaSi definiscono “prigionieri in un corpo sbagliato”. 
Sono i transessuali: persone normali sotto il profilo biologico e anatomico, ma infelici del proprio sesso “genetico” e che, dunque, vivono con la convinzione di appartenere a quello opposto. In Italia se ne contano circa 2.000, ossia circa 1 uomo su 40.000 e 1 donna su 50.000.

Oggi, la chirurgia plastica offre loro la possibilità di cambiare identità. Un fenomeno in costante aumento (seppure con una netta prevalenza degli interventi da uomo a donna), che nel nostro Paese è è regolamentato da un’apposita legge (n.164 del 1982).

L’interessato si  rivolge a uno psichiatra che diagnostica il “disturbo dell’identità di genere”. Con questa certificazione consulta l’endocrinologo, che prescrive la terapia ormonale sostitutiva. Una volta concluso il trattamento, richiede al Tribunale l’autorizzazione agli interventi chirurgici di “conversione” sessuale.

Un’eventuale sentenza positiva gli dà diritto a effettuarli a carico del SSN, mentre sarà il paziente ad addossarsi il costo di tutti gli interventi di chirurgia estetica, che completano il cambiamento di connotati fisici. Dopo l’operazione, deve nuovamente rivolgersi al Tribunale per il cambiamento di stato anagrafico. Avrà diritto a sposarsi e ad adottare. Ecco i principali step chirurgici previsti.

Gli interventi “obbligatori”…
La creazione di un seno ex-novo con la mastoplastica additiva è il primo passo verso una nuova identità sessuale. Il chirurgo inserisce le protesi non sotto la ghiandola mammaria, come accade per le donne (l’effetto sarebbe troppo artificioso), ma sotto il muscolo, per poi “plasmare” il seno come un abito su misura. Pratica le incisioni intorno alle areole o, al massimo, scende verticalmente fino al solco sotto le mammelle.

È ora la volta della vaginoplastica. In un primo momento, si asportano gli organi genitali originari (testicoli, epididimo e funicolo, corpi cavernosi, uretra peniena) per poi passare alla fase “ricostruttiva”.

La pelle del pene viene introflessa a “dito di guanto” per foderare una neo-cavità ricavata tra retto e vescica. Una porzione del glande è conservata per costruire un clitoride. Dopo aver asportato la parte distale dell’uretra e del corpo spongioso che l’avvolge, si modellano la vulva, le grandi e piccole labbra e il monte di Venere, per evitare disagi durante i rapporti sessuali, ottenendo una forma in tutto simile all’organo femminile. Nei 15 giorni successivi all’intervento, il paziente deve portare un conformatore vaginale elastico (o tutor) rotondo o fallico, che previene il fisiologico “restringimento” dei tessuti che si stanno cicatrizzando.

In genere, l’epilazione dei peli superflui tipicamente maschili completa questa prima fase. Il metodo più efficace è indubbiamente il laser. Si può effettuare  su qualunque parte del corpo, anche se gli esiti migliori si ottengono su viso, gambe, pube e dorso della schiena. Risultati: diradamento progressivo della peluria, seguito, nel giro di 1-2 anni, dalla sua completa scomparsa nel 70-80% dei casi.

… e quelli “facoltativi”
È a seconda dei tratti somatici e della corporatura, che ogni paziente potrà decidere, a questo punto, quali interventi estetici affrontare per “femminilizzare” il proprio aspetto.

A cominciare dal naso. Due le metodiche principali per ingentilire il profilo. La prima, detta “aperta”, indicata nei casi dubbi o complessi (nasi già operati o sottoposti a traumi, che richiedono innesti e ricostruzioni), consiste nell’incisione della striscia di pelle che separa le narici, la columella, con l’esposizione delle cartilagini della punta e del dorso del naso. La tecnica “chiusa” prevede, invece, l’incisione della mucosa nasale all’interno delle narici. Si può procedere correggendo la punta del naso per poi modificare le strutture ossee e cartilaginee del dorso. O, viceversa, rimodellare quest’ultimo e quindi adeguare la punta.

Talvolta si rende necessaria anche la riduzione o il rimodellamento di orecchie troppo evidenti con un’otoplastica. Il chirurgo pratica una piccola incisione nel solco dietro l’orecchio. Asporta una losanga di pelle, e ricrea la piega mancante (antelice), eliminando, se necessario, la cartilagine in eccesso e fissando la nuova conformazione con punti interni. Per una settimana, è necessario comprimere la parte con una fascia elastica.

Senza dimenticare il mento troppo pronunciato. L’eccessiva sporgenza ossea od osseo-muscolare viene eliminata praticando con il laser un’incisione sulla parte bassa della gengiva. Dopo lo scollamento del periostio (la membrana che riveste l’osso), si asporta la superficie eccedente di quest’ultimo ed eventuali porzioni del muscolo interessato, il massetere. Infine, bocca e zigomi possono conquistare volume e pienezza grazie ai filler “riassorbibili”, perlopiù a base di acido jaluronico.

E veniamo al corpo. Anche fianchi e glutei devono assumere la tipica sinuosità femminile. La tecnica più idonea è il lipofilling. Dopo aver prelevato il grasso in eccesso dal paziente stesso (in genere dall’addome), si centrifuga e ripulisce, per poi iniettarlo nelle zone interessate.

Infine, può rendersi necessaria l’applicazione di protesi ai polpacci per rendere più accattivante la silhouette della gamba. Sono di silicone, allungate, rotonde o a goccia. L’intervento prevede un’incisione di circa 3 – 4 cm nella piega poplitea e nel sottocute.
 Posizionata la protesi, si chiude il taglio con alcuni punti di sutura.
Anche in questo caso, servono bendaggi elastici e qualche giorno di riposo.