donna in menopausa dubbiosa

Secchezza cutanea, macchie e irregolarità del colorito, cedimenti dell’ovale, alopecia… Per una donna, l’arrivo della menopausa si accompagna spesso a una sorta di bollettino di guerra.

Il panico è inutile. Ecco il da farsi.

Il problema: pelle opaca, arida
È intorno ai 50 anni che, in genere, la pelle diventa opaca, arida e tende a desquamarsi con facilità. Questo perché, con gli squilibri ormonali tipici della menopausa, i tessuti si rigenerano più lentamente e diminuisce il naturale processo di idratazione.

Le soluzioni
Quando, per far fronte alla secchezza cutanea, non basta una crema nutriente e antietà, si può puntare sulla biorivitalizzazione, metodica soft, che preserva la giovinezza della pelle, migliorandone elasticità e turgore.

Lo specialista effettua una serie di microiniezioni di acido jaluronico molto fluido (cioè a peso molecolare minore rispetto a quello utilizzato per i filler) su superfici diffuse di viso, collo, décolleté e, volendo, anche mani e interno braccia.

Queste infiltrazioni richiamano acqua nei tessuti, ripristinando il giusto livello di idratazione e stimolando l’attività cellulare che favorisce, a sua volta, la sintesi di collagene ed elastina. Si consigliano 5-6 trattamenti iniziali a distanza di una settimana, seguiti poi da due dopo un mese.

Ancor più incisiva e, dunque più mirata per la pelle matura, è poi la ridensificazione dermica. La metodica non cambia, ma la formula a base di acido jaluronico viene arricchita con altre sostanze rigeneranti, illuminanti e antiossidanti. Si tratta, più precisamente, di un “complesso dermo-ristrutturante”, formato da 8 aminoacidi (arginina, glicina, leucina, isoleucina, valina, lisina, treonina, e prolina), più glutatione, acido alfa-lipoico e N-acetil-L-cisteina, vitamina B6, zinco e rame.

Prevede 3 sessioni a distanza di altrettante settimane. Il risultato, visibile già dopo la prima seduta, è naturale e ben tollerato.

Il problema: discromie
Compaiono un po’ dovunque sul viso e, talvolta, sulle mani. Sono le discromie, cioè le irregolarità del colorito, che diventano più evidenti e fastidiose proprio a questa età. Segno che le cellule cutanee, in particolare i melanociti, stanno invecchiando.

Di conseguenza, hanno una minore capacità di autorigenerarsi o lo fanno in modo disordinato. Una volta “inceppato” il meccanismo, si formano macchie biancastre o brune, a seconda che si tratti di un deficit o di un eccesso di melanina. Il sole può accentuare gli addensamenti più scuri.

Le soluzioni
Le creme ad hoc possono attenuare questo inestetismo, specie se applicate con regolarità. Ma il colpo di grazia alle macchie possono darlo – in sequenza, a seconda della gravità del problema – solo peeling e laser, Nel primo caso, può bastare un ciclo di 6-8 sedute (a distanza di 10-15 giorni) di un di peeling specifico, di solito, a base di acidi tricloracetico, glicolico, piruvico e retinoico, ma anche acidi citrico e cogico (3%) e arbutina (2%).

Al termine del trattamento, permane solo un lieve rossore per poche ore. Se, invece, le discromie sono molto accentuate, non resta che ricorrere a una o due sedute di laser Q/Switched, in grado di “selezionare” ed eliminare le pigmentazioni color marrone. Non richiede anestesia: si avverte solo un leggero pizzicore. Le macchie si scuriscono subito, per poi sparire, nel giro di un paio di settimane, grazie a una spiccata desquamazione.

Il problema: ovale del viso perde in compattezza e definizione
I cambiamenti ormonali che subentrano con la menopausa influiscono negativamente sul rinnovamento cutaneo (turn-over) e accelerano la perdita di collagene. I tessuti in superficie si presentano avvizziti, rilassati, come svuotati, fino a modificare progressivamente l’ovale del viso, che perde in compattezza e definizione.

A compromettere ancor più questa situazione, contribuiscono le aggressioni ambientali, come i raggi solari – Uva soprattutto – che penetrano nel derma danneggiando i legami chimici che caratterizzano le fibre elastiche.

Le soluzioni
Tre possibilità per rimodellare il viso.
Primo: i filler volumizzanti a base di acido jaluronico di diversa consistenza, a seconda delle zone da trattare. Oggi si possono effettuare anche con una “nano-cannula”, che viene inserita solo in 2 punti ai lati del viso, senza dolore né traumi. Il risultato dura dai 6 agli 8 mesi. Più a lunga durata, un filler come la carbossimetilcellulosa, che, oltre a distendere le rughe, restituisce al viso i volumi della giovinezza, stimolando la produzione di collagene.

Secondo: i nuovi fili riassorbibili di polidiossanone, che aiutano a ridefinire l’ovale ricreando una sorta di rete sotto il derma. Introdotti negli strati dermici profondi di mandibola, guance e zigomi, mediante aghi sottilissimi e indolori, misurano circa 3 cm ognuno e ne servono mediamente dieci per ogni area trattata. L’effetto si vede subito e dura circa 6 mesi. Il trattamento è sicuro, non lascia tagli, nè cicatrici ed è del tutto ambulatoriale. Altri fili ma questa volta ben più duraturi, sono sempre di acido ialuronico ma munity di speciali piccolo conic he fanno sì che la trazione esercitata sia ben maggiore e con una durata clinica di circa 18 mesi; si inseriscono, un paio perc lato del volto in anesthesia locale in ambulatorio e hanno un notevole effetto lifting sul contorno del viso.

Terzo: il lifting facciale con lo Smas (sistema muscolo-aponeurotico superficiale), che garantisce certamente i risultati più visibili e long-lasting (fino a 10 anni). Oltre a tendere gli strati epidermici superficiali, prevede, appunto, il sollevamento dello Smas che, con gli anni, perde tono. Può essere esteso a tutto il volto o solo a una parte (guance o collo). Dopo l’operazione, bisogna mantenere un bendaggio intorno alla zona trattata per un paio di giorni.

Gonfiori e lividi scompaiono nel giro di 2-3 settimane. Le piccole cicatrici sono situate in zone poco visibili (dietro le orecchie o tra i capelli), mentre quella posta davanti al padiglione auricolare diventa normalmente impercettibile in qualche mese.

Il problema: perdita dei capelli
Anche una perdita di capelli superiore al normale può rappresentare un problema drammatico durante la menopausa. Quando deve scattare il campanello d’allarme? Nel momento in cui ci si accorge che, dopo aver lavato i capelli senza ricorrere a pettine e spazzola, ne restano nella vasca oltre 200.

Mai sottovalutare il fenomeno: può essere il primo accenno di alopecia androgenetica femminile. La capigliatura comincia a diradarsi soprattutto in prossimità della fronte e del centro della testa, tanto da non coprire più il cuoio capelluto. In altri casi, si verifica, invece, la cosiddetta miniaturizzazione del capello, che si indebolisce progressivamente – specie in prossimità delle tempie – e cresce sempre più piccolo e fragile.

Le soluzioni
I trattamenti cosmetici e cosmeceutici possono allungare la vita del capello e favorirne la crescita, riducendo sebo e forfora, che occludono il bulbo. Di solito vengono formulati con fitormoni, in grado di arginare l’azione dell’enzima responsabile, ma anche con oli essenziali e vitamine antiossidanti che proteggono dai radicali liberi.

Ma se non sono sufficienti? Oggi, invece del trapianto, c’è un’innovativa metodica di medicina rigenerativa, il PRP (Platelet Rich Plasma), plasma arricchito di piastrine, in grado di stimolare l’attività delle cellule staminali dei bulbi piliferi ancora presenti, ma silenti o sofferenti.

Il PRP si esegue in ambulatorio e richiede circa 30-45 minuti. La seduta inizia con il prelievo di 10-40 ml di sangue venoso. Le provette vengono immesse in una centrifuga che, in pochi minuti, separa le componenti del sangue e permette di ottenere una soluzione giallo rosata, il plasma ricco di piastrine (PRP), fonte di fattori di crescita. Si inietta la soluzione ottenuta, per poi procedere al massaggio del cuoio capelluto che ne favorisca la distribuzione.
Non è richiesta convalescenza. I capelli cominciano a comparire dopo 6-7 mesi dalla prima seduta, raggiungendo il top della crescita dopo circa 6 mesi.

Si nota però già dopo un mesetto, l’arresto della caduta ed il rinforzo dei capelli preesistenti.Per potenziare ulteriormente il risultato, nei casi di diradamenti più seri, si ripete la procedura dopo 2-3 mesi. In genere, poi, basta un “richiamo” una volta l’anno.

Problemi “intimi”
Fortunatamente non in tutte, ma talvolta con il comparire della menopausa, insorgono fenomeni di atrofia vaginale che possono diventare molto importanti sino ad impedire una vita sessuale felice. Da non molto esiste uno special laser che in tre-quattro sedute, rigenera le pareti vaginali dando alla donna una nuova giovinezza.