Il naso perfetto? Appartiene a quella che viene considerata la donna più sexy del mondo: Scarlett Johansson, seguita, a breve distanza, da Kate Middleton, Jessica Biel e Kate Beckinsale. Non è solo gossip.
In realtà, a supportare questo giudizio, ci sarebbe una motivazione “scientifica”: l’Ntp (Nasal Tip Projection). Tutte le bellezze citate, infatti, sono “dotate” di un angolo ideale (pari a 106°) calcolato partendo dal labbro superiore fino alla punta del naso.
Un dato che, secondo gli studiosi, sfiora una precisione matematica finora mai raggiunta in ambito estetico. Ebbene, medicina estetica e chirurgia plastica possono offrire il loro contributo (determinante) per consentire a ognuna di noi di avvicinarsi a quegli standard di perfezione. Ecco come.
Non tutti lo sanno, ma per raddrizzare nasi adunchi, levigare piccole gobbe, sollevare la punta del naso, basta talvolta un semplice filler a base di acido jaluronico di media densità. Il trattamento dura dai 5 ai 10 minuti, è praticamente indolore e permette al paziente di riprendere subito le normali attività. I risultati, molto accattivanti, non sono però permanenti, ma possono durare fino a 6-8 mesi. Il filler è riassorbibile e dunque la seduta va ripetuta. È ideale per chi deve correggere piccoli difetti e chi non è ancora sicuro di affrontare un intervento chirurgico modificando per sempre il proprio profilo. In questo caso, la rinoplastica non chirurgica può rappresentare una fase preliminare, comunque non definitiva. Non è invece indicata per chi è intenzionato a ridurre le dimensioni del naso o a modificarne la forma in modo drastico.
È il terzo intervento di chirurgia estetica più richiesto nella fascia di età dai 18 ai 30 anni dopo mastoplastica additiva e liposuzione. Oltre che il più antico nella storia della chirurgia plastica. Fu descritto per la prima volta da Susruta, medico vissuto in India nel VI secolo a.C, che lo effettuava per ricostruire i nasi amputati come punizione per i crimini commessi.
Due le tecniche: “open” o a “cielo aperto” e “chiusa” o “endonasale”. La prima prevede un’incisione sulla columella,
la parte di cute e cartilagine che separa le due narici e, in alcuni casi, la base delle narici stesse. Il vantaggio: il chirurgo può vedere direttamente il campo operatorio, a discapito, però, del decorso post operatorio, leggermente più lungo a causa del maggiore stress a cui si sottopone la parte da trattare e le cicatrici visibili, per quanto ridotte.
Questa metodica viene preferita dal chirurgo nei seguenti casi: per una rinoplastica “secondaria” (finalizzata cioè a correggere l’esito negativo di un intervento precedente), in presenza di narici eccessivamente piccole che complicano l’accesso interno, di deviazioni significative, soprattutto della parte anteriore del setto, e di asimmetrie importanti della punta del naso.
La rinoplastica “chiusa” consiste, a sua volta, nell’effettuare le incisioni chirurgiche necessarie all’interno del naso, nonchè tutte le modifiche della piramide nasale utilizzando come unica via d’accesso le narici. I vantaggi: le cicatrici resteranno nascoste e il decorso post operatorio sarà più rapido.
Qualunque sia la tecnica utilizzata, l’intervento – in anestesia generale o locale più sedazione – dura, in genere, un’ora e mezza, due, a seconda della situazione di partenza, mentre la durata del ricovero è di un solo giorno. La maggior parte delle ecchimosi, che si estendono sotto gli occhi, “ad ali di farfalla”, tende a scomparire nel giro di una settimana.
I tamponi – al posto di quelli lunghi di qualche anno fa che, quando venivano asportati, provocavano dolore, oggi si usano delle piccole spugnette ad hoc che permettono di respirare grazie a un tubicino interno e non provocano alcun fastidio al momento della rimozione – vengono tolti dopo 2-3 giorni, mentre la placchetta di contenzione del dorso a distanza di 7-9. I risultati definitivi della rinoplastica saranno visibili non prima di sei mesi.
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