Può essere paragonata a un abito… firmato! Se ben conservato, resterà a lungo perfetto. La pelle. Per essere giovane e sana, va preservata dal tempo e dalle aggressioni climatiche (inquinamento, smog, raggi solari). Non solo perchè è il… biglietto da visita estetico che presentiamo al mondo. Ma anche per le funzioni svolte a favore della salute dell’organismo. La pelle è, infatti, un organo vitale a tutti gli effetti, che fa da barriera protettiva nei confronti dell’ambiente. Recenti studi scientifici le attribuiscono, inoltre, il ruolo di ‘regista’, che presiede il corretto funzionamento di organi e apparati del corpo. Produce, infatti, le citochine, molecole proteiche che, per esempio, accelerano la cicatrizzazione di vasi sanguigni e tessuti, in caso di ferita.
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Dunque prendersi cura della pelle è un must. Innanzitutto con i cosmetici. Bastano pochi prodotti, usati con metodo, intelligenza e regolarità, per ridisegnare i tratti del viso, che il tempo tende a modificare. È la strategia dello “skin design”. Non si tratta solo di attenuare le rughe, ma anche uniformare e illuminare il colorito, ricompattare l’ovale, rinfrescare e “aprire” lo sguardo. Due gli input per realizzare questo nuovo total look: osservare con attenzione come sono invecchiati i genitori, identificando così le zone più a rischio del viso e le componenti di familiarità del proprio “crono-invecchiamento”.
E correggere, nel contempo, il proprio stile di vita, responsabile del “foto-invecchiamento” (esposizione al sole e ad agenti inquinanti, alimentazione, attività fisica…). È a questo punto che gli antietà di ultima generazione giocano un ruolo fondamentale. In prima fila, per le formulazioni sempre più complesse e mirate. Tra gli oltre 15 mila ingredienti cosmetici usati attualmente dai ricercatori, spiccano, senza dubbio, peptidi, vitamine (oggi rese più “bio-disponibili” per la pelle, anche mediante le micro-particelle che li veicolano fino agli strati dermici più profondi) ed estratti vegetali inediti, provenienti da culture e continenti lontani, grazie alla globalizzazione.
Ma anche le componenti sensoriali (dalla texture al profumo) contribuiscono all’efficacia di questi trattamenti, regalando una rassicurante sensazione di benessere al momento dell’applicazione, stimolando i neutrasmettitori cutanei e placando, dunque, ansia e stress. I cosmetici non bastano più? C’è la medicina estetica.

Nutrire e ridensificare i tessuti
Nel linguaggio comune, le chiamano “le vitamine”. In realtà, la biorivitalizzazione è una metodica soft, che preserva la giovinezza della pelle, migliorandone elasticità e turgore. Lo specialista effettua una serie di microiniezioni di acido jaluronico molto fluido (cioè a basso peso molecolare) su superfici diffuse di viso, collo, décolleté e, volendo, anche mani e interno braccia. Queste infiltrazioni richiamano acqua nei tessuti, ripristinando il giusto livello di idratazione e stimolando l’attività cellulare che favorisce, a sua volta, la sintesi di collagene ed elastina.

Ancor più incisiva e, dunque più mirata per la pelle matura, è poi la ridensificazione dermica. La metodica non cambia, ma la formula a base di acido jaluronico, che in questo caso funge da veicolante, viene arricchita con sostanze rigeneranti, illuminanti e antiossidanti. Si tratta, più precisamente, di un “complesso dermo-ristrutturante” formato da 8 aminoacidi (arginina, glicina, leucina, isoleucina, valina, lisina, treonina, e prolina), più glutatione, acido alfa-lipoico e N-acetil-L-cisteina, vitamina B6, zinco e rame.

In entrambi i casi, si prevedono 3-4 sessioni a distanza 15 giorni per due volte l’anno. Il risultato, visibile già dopo la prima seduta, è naturale e ben tollerato. Può restare solo qualche minuscola ecchimosi, da attenuare con una crema con lattoferina.

Una tecnica nuova per rimodellare l’ovale
Ancora più recente e innovativo è il rimodellamento del volto effettuato con la tecnica Bio Aesthetic Points (BAP). Lo specialista effettua un numero di infiltrazioni davvero ridotto – 5 per ogni metà del viso -, in sole due sedute, a distanza di un mese, con un nuovo tipo di acido jaluronico non cross linkato (il nome commerciale è Profhilo), ad alta concentrazione (64 mg in 2 ml). Una volta iniettato, con un ago di calibro sensibilmente ridotto, in modo del tutto indolore, il composto segue la rete capillare linfatica distribuendosi uniformemente in tutto il viso.
La combinazione nella formula di jaluronico ad alto e a basso peso molecolare – in egual misura – permette un’azione biorigenerante, stimolando i fibroblasti a produrre acido jaluronico endogeno e un visibile effetto tensore dell’ovale. Duraturi anche i risultati, che si prolungano per circa sei mesi. Persino la risposta infiammatoria, sempre presente in ogni tipo di infiltrazione, è particolarmente ridotta per l’attivazione di un complesso ad hoc denominato TGF-beta presente nella formula.