La bellezza? Questione di qualità (e sicurezza!)

Risale a non molto tempo fa lo scandalo sollevato dalle protesi mammarie prodotte dalla società francese PIP (Poly Implant Prothèse). Oggi si cerca di voltare pagina, restituendo fiducia e credibilità alla medicina e chirugia estetica. Allergan, azienda leader del settore, lo fa lanciando una campagna di informazione che aiuti il paziente a dialogare in modo costruttivo con il medico, valutando, con lui, i trattamenti più adatti alle proprie esigenze.

Gli errori del passato
I giornali ne hanno parlato a lungo, dando alla notizia un rilievo internazionale. Parliamo dello scandalo sollevato dalle protesi mammarie prodotte dalla società francese PIP (Poly Implant Prothèse). I loro “difetti”? Erano realizzate con materiale scadente, un gel silicone di tipo industriale non adatto all’uso medico. Dunque potenzialmente cancerogene, oltre che più fragili, ovvero 7 volte più soggette a rottura.
In Francia, 30 mila le donne interessate (con 1143 rotture documentate), 5 mila in Italia e più di 300 mila nel mondo. L’80 per cento di queste pazienti ha fatto ricorso alla chirurgia per motivi estetici, mentre solo il 20 per cento in seguito a un tumore al seno. In realtà, il “caso” inizia lo scorso marzo 2010, quando l’Afssaps (Agence française de sécurité sanitarie des produits de santé) decide il ritiro dal mercato di tutte le protesi mammarie della citata società, a causa di rotture anomale.
Gli accertamenti del caso portano alla chiusura, nel 2010, della Poly Implant Prothèse, che aveva sede a Seyne-sur-mère in Provenza, con il licenziamento di tutti gli addetti dello stabilimento. La società, che aveva un deficit di bilancio di circa 9 milioni di euro, era stata anche esportatrice mondiale, specie negli Stati Uniti.

Le 5 domande del futuro
Una serie di eventi che hanno gettato sconcerto e diffidenza nel pubblico. Ma forse proprio grazie a loro, è aumentato l’interesse verso gli standard qualitativi e di sicurezza dei prodotti utilizzati in ambito estetico, come le protesi, appunto, i filler e il botulino.
Tra le inizative, spicca il lancio della campagna istituzionale educativa dal titolo “E una questione di qualità”, promossa in 8 Paesi europei da Allergan, tra le aziende leader del settore. Fondata 60 anni fa e inizialmente specializzata nella cura dell’occhio, è una realtà che oggi conta circa 10 mila dipendenti in più di 100 paesi, ed è attiva in vari campi medici, tra cui oftalmologia, neuroscienze, obesità, medicina estetica e dermatologia.
L’obiettivo della campagna? Informare ed educare medici e pazienti sull’importanza della qualità e della sicurezza in questo settore, stimolando e rafforzando il dialogo tra i due interlocutori. Ed ecco le 5 domande chiave, diffuse dalla campagna, che il paziente, in procinto di sottoporsi a un trattamento di medicina e/o chirurgia estetica, dovrebbe rivolgere allo specialista, durante i colloqui preliminari.

1) Quali prodotti usa e perché?
Per il buon esito dell’intervento è, infatti, essenziale cogliere e capire le differenze che possono esserci tra i trattamenti e parlarne con il medico.

2) Questo prodotto è stato ampiamente testato e sperimentato?
Ciò non solo per accertarsi della sua efficacia, ma anche per verificarne la sicurezza, entrambe sostenute da studi scientifici e risultati comprovati.

3) L’azienda che produce il trattamento prescelto è affidabile?
Da qui la necessità di informarsi in modo adeguato sulla storia e la reputazione di quest’ultima.

4) Quanto è diffuso l’uso di questo prodotto a livello mondiale?
La fiducia nasce, infatti, dalla conoscenza e dall’esperienza.

5) In che misura, lei è soddisfatto dei risultati ottenuti?
Condividere con il medico le proprie esigenze, spiegare l’effetto che desidera ottenere e chiedergli la sua esperienza su altre persone
aiuteranno il paziente a scegliere il trattamento più idoneo.