medicina-estetica-visoLa giovinezza del viso? Non è solo questione di rughe, che in molti casi non siglano l’età, ma le espressioni e la mimica personali. A comunicare piuttosto l’idea di un volto fresco e luminoso sono l’ovale perfettamente definito e la pienezza delle guance.

Con il tempo, infatti, la forza di gravità attira il primo verso il basso, svuotando e appiattendo gli zigomi, sia nella componente ossea, sia in quella adiposa (o “bolla di Bichat”), che vengono progressivamente “assorbite”.

Oggi chirurgia e medicina estetica offrono l’opportunità di ripristinare l’armoniosa alternanza di vuoti e pieni di un viso giovane e di ridisegnare i suoi contorni.

Nel primo caso, tre i possibili interventi. Il più soft prevede l’utilizzo di filler a base di acido jaluronico ad alta densità molecolare che, iniettati, permettono di ripristinare turgore e compattezza alle guance. In alternativa all’acido jaluronico, si può optare per un’altra sostanza usata anche dai dentisti, la carbossimetilcellulosa: più longeva del precedente (fino a un anno e mezzo), non garantisce solo l’effetto rimpolpante immediate, ma contribuisce anche a ripristinare la struttura ossea zigomatica.

Per chi desidera una soluzione duratura, c’è poi il lipofilling, innesto di tessuto adiposo autologo (ossia di grasso del paziente) per colmare le zone del viso (ma anche del corpo) “depresse”.

Il prelievo – meglio se dall’area sovrapubica, situata tra ombelico e pube, perché più ricca di cellule staminali dalle proprietà rivitalizzante – avviene con una cannula sottile, dotata di una punta che non danneggia il grasso e collegata a una siringa maneggiata dall’operatore per estrarre tessuto adiposo ancora vitale.

Il grasso viene poi sedimentato e centrifugato a 3.000 giri per tre minuti allo scopo di purificare il prelievo dai fluidi in eccesso (anestetico, acqua, sangue), quindi reinserito con siringhe molto piccole, così da favorire la vascolarizzazione del tessuto e, di conseguenza, il suo attecchimento. Il risultato, visibile dopo 7-15 giorni, va però “stabilizzato” con 2-3 ritocchi.

Terza possibilità: l’inserimento di protesi malari all’altezza degli zigomi (o malaroplastica). Ma è perlopiù sconsigliabile.

Troppe le controindicazioni: il viso invecchia e, di conseguenza, modifica naturalmente i propri volumi. La presenza di protesi fisse non può che turbare questo delicato equilibrio e la loro eventuale asportazione può evidenziare il rilassamento di muscoli e tessuti. Inoltre, l’intervento è piuttosto invasivo e può provocare infezioni, edemi e gonfiori anche per un mese.

Il problema è il cedimento dell’ovale? Filler e lipofilling non bastano più. Serve un lifting cervico-facciale. Oltre a tendere gli strati epidermici superficiali, prevede il sollevamento dello Smas (sistema muscolo-aponeurotico superficiale) che, con il procedere degli anni, perde progressivamente tono e compattezza.

Due le metodiche per il chirurgo plastico: accorciare lo Smas, rimuovendone una porzione, per poi suturare i margini in tensione (considerata, in genere, la più sicura, per non compromettere l’integrità del nervo facciale) o “duplicarlo” con punti di sutura frazionandolo all’indietro e in alto, per riposizionarlo.

Il decorso post-operatorio, pur variando a seconda dei casi, oggi è assai più breve di un tempo. Bisogna mantenere il bendaggio per un paio di giorni, ma entro una decina è possibile ritornare alle attività quotidiane e dopo un mese a quelle sportive. Il risultato dura fino a dieci anni, anche se molto dipende dai fattori genetici e dallo stile di vita della persona.