In questi giorni uno scandalo, potremmo dire, un altro scandalo, sta percorrendo la chirurgia plastica. In circa dieci anni, dal 2000 al 2010, sono state immesse sul mercato mondiale, circa 400.000 protesi mammarie di marca PIP e di fabbricazione francese.

Di queste circa 40000 sono state impiantate in Francia e circa 5000 in Italia. L’indagine sulle protesi incriminate è partita da una denuncia presentata al governo francese riguardante sette casi di morte per un particolare tipo di tumore in donne portatrici di protesi PIP.

Quali sono quindi le avvertenze, i consigli, le verità su questo caso?

Innanzitutto occorre dire che non è stato ancora dimostrato alcun nesso certo tra le morti acclarate e le protesi mammarie ma, partendo da questi decessi, il governo francese ha promosso un’indagine sui costituenti di queste protesi, scoprendo che all’interno delle protesi stesse, piuttosto che gel coesivo di silicone medical grade, vi era silicone per usi industriali e altri componenti di varia natura, tra cui ad esempio, prodotti di combustione della benzina ed un vero e proprio miscuglio di prodotti chimici industriali.

E’ sembrato quindi imperativo per il Governo Francese e subito dopo per tutti gli altri stati europei, vietare la vendita sin dall’Aprile 2010 di ogni tipo di protesi PIP.

Ma cosa fare invece se malauguratamente si è portatrici di Protesi PIP. Solo alcuni giorni or sono, il 29 Dicembre, il Ministero della salute, con una propria ordinanza, ha promosso un rapido censimento delle donne italiane portatrici di tali protesi.

Azione questa meritoria anche se appare lecito chiedersi cosa facesse tale Ministero al momento dell’immissione in commercio e durante i dieci anni di vendita, chi ne ha autorizzato la commercializzazione e chi evitava di controllare la bontà dell’impianto!

Al di là delle facili polemiche, cosa fare ora? Il chirurgo plastico, qualsiasi chirurgo plastico, ha l’obbligo di riportare in cartella clinica l’impianto effettuato, quindi, la prima cosa da fare è contattare la struttura ove si è state sottoposte all’intervento e chiedere copia della cartella ove si troverà facilmente la certificazione.

Poi, sempre con la massima serenità, laddove si fosse portatrici dell’impianto, occorre rivolgersi al chirurgo e, possibilmente procedere alla sostituzione delle stesse, non già per il rischio tumore, che al momento non appare accertato, ma solo ed esclusivamente poiché l’unico vero rischio delle protesi PIP è una rottura precoce delle stesse, il che esporrebbe l’organismo a materiali potenzialmente tossici.

A tal proposito, occorre ricordare che non esistono le protesi “eterne”, ma che ogni protesi, di ogni tipo, ha una curva di rottura, ovvero il rischio che si rompa, che per i primi dieci anni, è davvero molto basso, ma che superati i dieci anni, aumenta vertiginosamente ed ecco quindi spiegato perché conviene sostituire le protesi ogni dieci anni, siano PIP o siano anche di altre marche ben più affidabili.